Scrittura e autovalutazione
Non conto le volte in cui ho avuto dubbi sulla mia scrittura. A dire il vero, per anni ho lottato con questa insicurezza e con l’incapacità di giudicare i miei testi. Abile nel capire quando un manoscritto altrui colpiva nel segno, alla fine ho deciso di lasciare che fossero gli altri a giudicare i miei scarabocchi. Rassegnata. Poi un giorno, quasi per caso, mentre progettavo il mio terzo romanzo e mi chiedevo come fare a raccontare una parte della mia vita così delicata e complessa senza tralasciare alcun dettaglio che l’ha resa tale, ho deciso di lavorare con una certa intensità sulla costruzione di ogni singola scena del mio racconto. Più nello specifico, mi son sforzata di scrivere decine di sinossi in cui abbozzavo i tratti principali dei personaggi in gioco e il teatro degli avvenimenti. In tal maniera, quasi senza nemmeno accorgermene, quella nuova visione particolareggiata degli eventi mi ha concesso di cambiare prospettiva sugli stessi e, dunque, di pormi una serie di domande che mai prima di allora mi erano balenate nel cervello.
Il segreto per giudicare i miei testi nella maniera più obiettiva possibile era proprio davanti ai miei occhi ma non riuscivo a vederlo. Avvicinando la lente d’ingrandimento ai miei racconti e vivisezionandoli quasi parola per parola, è stato inevitabile chiedermi il loro senso generale e specifico: cosa voglio che il pubblico senta o pensi mentre legge questa precisa parte del mio racconto? Questa scena fa progredire la storia oppure è insignificante ai fini generali? Come aggancio il lettore in modo che voglia continuare a leggere e non mi abbandoni proprio ora? Ebbene, quando non riuscivo a rispondere a queste domande, qualsiasi cosa avessi scritto era da considerarsi… spazzatura! O qualcosa del genere, insomma; di sicuro poco adatta ai miei scopi e quindi da gettare via, lontano dai miei occhi e, soprattutto, da quelli dei miei lettori.
Una volta compreso e assimilato questo mio nuovo metodo per cambiare prospettiva sui miei racconti, il passo dal riuscire a giudicarli è stato breve e, devo dire, emozionante. “Sono io il pubblico che legge per la prima volta ciò che scrivo” è diventato ormai il mantra. Ora non mi affido più solo alle opinioni degli altri, per quanto necessarie. Ho affinato i miei personali strumenti per uscire dal torbido dei dubbi sulla mia scrittura e spero di utilizzarli ancora per molto tempo.